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Etiopia - Scheda Paese
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Ha una superficie di 1,1 milioni di km2 (circa quattro volte l’Italia), di cui circa il 12% (13,2 milioni di ha) coltivabili. L’Etiopia occupa la massa di altipiano più estesa di tutta l’Africa, passando dalla depressione della Dancalia, 110 m sotto il livello del mare, nella regione Afar (nord-est), ai circa 4,620 m delle montagne del Simien a nord di Gondar e agli oltre 4,000 m del gruppo montagnoso dell’Arsi-Bale, a sud-est di Addis Abeba.
L’altipiano (dai 1,500m in su) occupa il 50% della superficie del Paese e accoglie il 90% della popolazione umana, il 75% del bestiame ed il 95% delle terre coltivate (IFAD 1997). L’altipiano scende gradualmente a ovest, verso i deserti sudanesi. A Sud di Addis la Rift Valley che attraversa tutta l’Etiopia da nord-est a sud-ovest, si trasforma nella Regione dei laghi: una linea verticale che allaccia il lago di Zwai alla punta settentrionale del lago Turkana.
L’Etiopia, essendo localizzata tra l’Equatore ed il Tropico del Cancro, è caratterizzata da un clima tropicale. La piovosità annuale varia da 2,200 mm sull’altipiano a sud-ovest a 600 mm sull’altipiano di nord-est fino a raggiungere meno di 200 mm nel bassopiano a est e sud-est. Sugli altipiani a sud ed est la distribuzione delle piogge nell’anno è bimodale, con la breve stagione delle piogge (belg) tra febbraio ed aprile e con la lunga (meher) tra giugno e settembre.
Dal punto di vista politico-amministrativo, l’Etiopia è uno stato federale. La costituzione del 1994 ha diviso, su base etnica, il paese in 12 Regioni autonome e federali e due città a statuto speciale (Addis Abeba e Dire Dawa). Ciascuna regione è divisa a sua volta in Zone e ancora in Wereda (distretti) che rappresentano l’unità amministrativa più piccola. Dalla caduta del regime militare del Derg nel 1991, grazie all’azione dell’Ethiopian People’s Revolutionary Democratic Front (EPRDF), l’Etiopia sta assistendo ad un processo di democratizzazione che iniziò con l’elezione, da parte della Conferenza Nazionale, di un Governo di Transizione costituito da un Presidente (Meles Zenawi, ex capo dell’EPRDF e poi primo ministro, morto nel 2012) ed un Primo Ministro, 17 membri nel Consiglio dei Ministri e 87 membri nel Consiglio dei Deputati. Nel 1991 l’Eritrea, controllata dll’EPLF (Eritrean People’s Liberation Front) elesse un Governo Provvisorio con a capo Issaias Afwerki che, in seguito al referendum del 23-25 Aprile 1993, divenne il Governo di Eritrea. Nonostante l’alleanza rivoluzionaria si sia presto sfaldata e nonostante l’indipendenza dell’Eritrea, il Fronte Democratico Rivoluzionario del Popolo Etiope (EPRDF) ha continuato ad esistere sotto la guida di Meles Zenawi, che ha condotto il partito alle schiaccianti vittorie elettorali del 1995 e del 2000. Attuale primo ministro è Haile Mariam Desalegn. Sul fronte della politica estera ricordiamo che dopo due anni e mezzo di guerra con l’Eritrea il 12 dicembre 2000 è stato firmato un trattato di pace.
Permangono tuttavia forti tensioni all’interno del Paese, soprattutto nelle regioni dell’Ogaden, dell’Oromyia e di Gambella, tensioni che si sono ulteriormente aggravate con le ultime elezioni parlamentari svoltesi il 15 maggio 2005. All'indomani della conclusione delle operazioni di voto, che hanno visto confermato al potere il partito di maggioranza EPRDF (Ethiopian People's Revolutionary Democratic Front) con 328 seggi su 547, le forze dell’opposizione del CUD hanno denunciato brogli e intimidazioni in diverse parti del paese. Le forze di sicurezza hanno soffocato con la forza le proteste della popolazione, causando diverse decine di morti tra i civili e più di cento feriti e portando all’arresto di migliaia di persone. I ricorsi presentati alla Commissione Elettorale etiope, il National Election Board (NEB), hanno dato in parte ragione all'opposizione, ma il perpetuarsi dello stallo politico e istituzionale in Etiopia continua a creare pericolose tensioni e ad alimentare le violenze. All’inizio di ottobre sono ripresi gli scontri nelle strade con un tragico bilancio di morti e feriti ad ancora migliaia di arresti di leaders e membri dell’opposizione.
Dal punto di vista demografico, il Paese ha una popolazione di circa 77,4 milioni di abitanti e un tasso di crescita medio annuo del 2,4% (UNFPA 2005). L’aspettativa di vita alla nascita è poco più di 45 anni, mentre la mortalità infantile è di 114 bambini su 1000 che nascono. Oggi il 50% della popolazione vive al di sotto del livello di povertà alimentare (consumo giornaliero di 2.200 Kcal). I gruppi etno-linguistici principali sono: Oromo (40%), Amhara e Tigrini (32%) che abitano gran parte dell’altipiano, Sidamo (9%), Shankella (6%), Somali (6%), Afar (4%), Gurage (2%), altri (1%). Circa il 50% della popolazione nazionale è di religione Ortodossa cristiana, il 40% è musulmano mentre il rimanente 10% pratica credi animistici.
Economicamente, l’Etiopia è un paese in cui il 45% del PIL dipende dall’agricoltura che contribuisce al 60% delle esportazioni e all’80% del reddito della popolazione attiva. Agli inizi degli anni ’90 il Paese ha avviato un processo di riforme, ancora in corso, per liberalizzare il sistema economico e abbandonare il modello socialista adottato per tutti gli anni ’70 ed ’80. Grazie a tali riforme il Paese conobbe una crescita economica media del 6% ed un tasso di inflazione contenuto al 2% tra il 1992-93 ed il 1997-98, ossia fino allo scoppio del conflitto tra Etiopia ed Eritrea. L’aumento delle spese militari, la siccità e la crisi dei mercati del caffè e deteriorarono la bilancia dei pagamenti etiope e rallentarono la crescita economica. Nel 1999/2000 il tasso di crescita dell’economia non superò il 5,6%.
Nel periodo 2003/2004 l’inflazione dei prezzi al consumo ha raggiunto il 5,5%, ma sembra destinata a ridursi (rapporto 1° semestre 2004 Istituto per il Commercio Estero – Ministero degli Affari Esteri). Attualmente, le politiche economiche e di sviluppo sono in gran parte delegate ai governi regionali con potere crescente ai distretti (weredas) che dispongono di fondi da gestire direttamente. La recente nascita di un Ministero per la creazione di capacità (Capacity Building Ministry) testimonia l’intenzione del governo di perseguire la strada della decentralizzazione creando il capitale umano necessario a livello di regioni e distretti. Il sistema fiscale federale è unico e permette che anche le Regioni possano raccogliere alcune imposte. Tuttavia la maggior parte delle entrate erariali fa ancora capo al governo centrale che le suddivide successivamente tra regioni permettendo ai sub-governi secondo politiche perequative.
Le ultime elezioni del 2006 hanno visto molti problemi e disordini. Il governo uscente, sconfitto per quanto riguarda i seggi nella capitale con una differenza di circa l'80% dei voti, è rimasto in carica sostenendo di aver vinto grazie ai voti provenienti dalle campagne.
Numerose proteste da parte dei cittadini di Addis Abeba e delle altre città si sono concluse in scontri a fuoco dove hanno perso la vita decine, forse centinaia di persone. Alcune manifestazioni studentesche sono state represse nel sangue dalla polizia federale. Gli organi di stampa (sotto il completo controllo governativo) hanno dato comunicazione di scontri tra polizia e "banditi" nella zona di Mercato. Attualmente quasi tutti i leader dell'opposizione sono incarcerati o dispersi.